Il Piano di Protezione Civile: strumento essenziale per la previsione del rischio e il soccorso della popolazione
Scopo principale del Piano di Protezione Civile è organizzare le procedure di emergenza, le attività di monitoraggio e l’assistenza in caso di emergenza, partendo dall’analisi dei fenomeni, naturali e non, che possono costituire fonte di pericolo per la struttura sociale e per la popolazione.
I Comuni possono scegliere se redigere un Piano Comunale multi-rischio oppure settoriale; nel primo caso saranno analizzati tutti i rischi presenti sul territorio comunale, valutando le interazioni possibili tra i diversi eventi; nel secondo caso, i documenti, redatti indipendentemente uno dall’altro ed eventualmente in tempi diversi, dovranno essere comunque tra loro integrati e coordinati.
Sviluppato sulla base degli indirizzi regionali, di cui alla lettera b) comma 1 dell’art 11 del Codice, è commisurato alla effettiva capacità di pianificazione da parte dei comuni in base alla struttura organizzativa e alle dimensioni.
Il Piano di Protezione Civile si coordina con gli strumenti di pianificazione urbanistica e territoriale, in particolare con il Piano del Governo del Territorio (PGT), per quanto riguarda i quadri conoscitivi, gli apparati analitici e le revisioni, prestando particolare attenzione ai rischi e ai cambiamenti climatici.
Si coordina inoltre con le altre pianificazioni, tra cui il Piano Regionale di Previsione, Prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivi, il Piano di Emergenza Esterna redatto dalla Prefettura competente in applicazione al D.Lgs. 105/15 (Seveso ter) e in applicazione alla L.132/2018 per i depositi e gli impianti di gestione rifiuti, il Piano Dighe, i Piani di Emergenza redatti per le infrastrutture e le strutture di rilevanza, quali porti, aeroporti, autostrada, alta velocità, infrastrutture energetiche, etc.
La redazione del Piano di Protezione Civile
In base a quanto sopra descritto, il Piano di Protezione Civile comprende:
- scenari di evento e di danneggiamento (o scenari di rischio), dipendenti da fattori antropici e naturali che insistono sull’area geografica in esame;
- modelli di intervento di emergenza e soccorso, specifici per ciascuno degli scenari individuati;
- cartografie di scenario.
Scenari di rischio
Definire gli scenari di danneggiamento è la prima attività da compiere, correlando gli scenari individuati agli elementi vulnerabili presenti sul territorio.
Modelli di intervento
Il passaggio successivo consiste nella definizione di modelli di intervento specifici per ciascuna tipologia degli scenari individuati, attraverso un processo di pianificazione articolato:
- istituzione della struttura di “comando-controllo” di livello locale più consona alle dimensioni e caratteristiche del Comune oggetto del Piano (in base alle indicazioni contenuti nei documenti tecnici di settore – a partire dal Metodo Augustus – e nelle linee guida regionali),
- censimento di risorse, mezzi e materiali per la gestione dell’emergenza, congruentemente con i fabbisogni emersi in base alle caratteristiche e dimensioni degli scenari ritenuti credibili;
- censimento delle aree messe a disposizione per l’attesa, la accoglienza e il ricovero della popolazione per lunghi periodi (tendopoli, moduli abitativi di emergenza, strutture di accoglienza di altro tipo),
- censimento delle aree di ammassamento dei soccorritori, dei depositi logistica, delle aree adibite ad elisoccorso,
- definizione, ove necessario, delle procedure per l’evacuazione della popolazione,
- definizione, ove necessario, di protocolli di intesa tra enti o di convenzioni tra Comune e privati, per l’ottimizzazione degli interventi di urgenza richiesti nella gestione dell’emergenza,
- localizzazione delle lifelines (reti di servizi: linee elettriche, gasdotti, oleodotti) e delle infrastrutture di rilevanza sul territorio, quali aeroporti, interporti, rete autostradale, alta velocità, etc.).
Il modello di intervento individua i compiti e le interazioni tra le strutture coinvolte nella gestione dell’emergenza, la loro composizione e competenza territoriale e le fasi di intervento.
Deve perciò contemplare, distinti nei diversi gradi (preallarme, allarme, emergenza):
- le modalità di segnalazione e di verifica degli eventi calamitosi (cfr. modulistica dedicata);
- i protocolli di allertamento;
- le attivazioni delle procedure di emergenza;
- il coordinamento delle operazioni di soccorso;
- l’informazione e la formazione della popolazione ed attività collegate.
Carta dei modelli d’intervento
Il modello di intervento è completato dalla rappresentazione cartografica di tutti i dati derivanti dal processo di pianificazione (carta dei modelli di intervento).
L’insieme dei modelli di intervento così costituiti e degli elaborati grafici a corredo costituisce infine il Piano di Emergenza nel suo complesso.
Iter di approvazione
Il Piano di Protezione Civile, approvato dal Consiglio comunale e trasmesso a Regione, Provincia e Prefettura territorialmente competenti, deve essere aggiornato, revisionato e rivalutato periodicamente sulla base degli indirizzi regionali, come stabilito dal Codice della protezione civile D. Lgs. n. 1 del 2018 e dalla normativa regionale vigente in materia.