Nell’ambito della valutazione dei rischi ex art. 28, obbligo non delegabile del datore di lavoro, devono essere riportate le risultanze delle attività previste dall’art. 84 (Protezione dai fulmini) – “Il datore di lavoro provvede affinché gli edifici, gli impianti, le strutture, le attrezzature, siano protetti dagli effetti dei fulmini con sistemi di protezione realizzati secondo le norme di buona tecnica” – e dell’art. 86 (Verifiche e controlli) – “gli impianti elettrici e gli impianti di protezione dai fulmini siano periodicamente sottoposti a controllo secondo le indicazioni delle norme di buona tecnica e la normativa vigente per verificarne lo stato di conservazione e di efficienza ai fini della sicurezza”.

Tale valutazione deve essere immediatamente rielaborata non solo in occasione di modifiche al processo produttivo e all’organizzazione del lavoro, ma anche  “in relazione al grado di evoluzione della tecnica, della prevenzione o della protezione … A seguito di tale rielaborazione, le misure di prevenzione debbono essere aggiornate” (D. Lgs. 81 /08, art. 29 , comma 3).

Dal 2008, anno di pubblicazione del Testo Unico, si sono succedute numerose Norme Tecniche: dal 1 dicembre 2013 sono entrate in vigore le norme CEI EN 62305, che avevano sostituito nello scorso febbraio la vecchia Norma CEI 81-10 (che a sua volta era subentrata alle CEI 81-1, CEI 81- 4, CEI 81-8).

Da queste premesse risulta evidente che il datore di lavoro deve aggiornare quanto prima, prendendo come riferimento la serie di Norme CEI EN 62305, le valutazioni sul rischio di fulminazione redatte in base alle previgenti norme tecniche.

Da sottolineare che le nuove norme hanno posto maggiore attenzione alle aree con pericolo di esplosione (ATEX), evidenziando l’importanza dei sistemi di protezione contro le sovratensioni (SPD).

In questi casi il solo sistema captatore (LPS), potrebbe rivelarsi inefficace al fine della riduzione generale del rischio di perdite di vite umane e patrimoni economici.

Lorenzo De Ambrosi

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